Vai al contenuto

Sale

    Nel barattolo sulla credenza c’è scritto “zucchero”, ma dentro c’è il sale. È sufficiente che lo sappia lui, nessun altro deve usare il sale in casa sua. Eppure. Lo zucchero non c’è, non lo usa, perché fa male. Ciononostante, è morto lo stesso. All’immortalità non importa nulla dello zucchero. Nella cucina solinga, Arta si versa un caffè, mentre piange a frantumi la morte di Lessandro. Aggiunge un cucchiaino di zucchero, che è sale, mescola, beve e sputa tutto. Dimentica Lessandro e il pianto diventa una smorfia di fastidio. Versa il caffè nel lavandino, il sale nella spazzatura, chiude le finestre, la porta ed esce. Nessuno entra più nella casa, resta disabitata per alcuni millenni. Fuori la vita finisce per l’ennesima estinzione di massa. Solo alcuni germi e batteri sopravvivono nella spazzatura di Lessandro, conservati dal sale. Restano al loro posto per molto tempo in silenzio, pensando che forse non ha senso far ripartire tutto. Ma poi si ricordano di essere unicellulari, senza facoltà di pensiero, così iniziano a riprodursi e il disastro della vita ha di nuovo inizio.

    Ivan Talarico

    Apparso sul Multiperso il 27 giugno 2022
    Pubblicato in Multiperso, antologia di microfinzioni a cura di Carlo Sperduti, Pièdimosca Edizioni, 2023

    Condividi