Arianno e Ettora si erano innamorati velocemente e avevano deciso di andare a vivere insieme. Ettora abitava in affitto in un microappartamento di 7 metri quadri ricavato all’interno di un ampio androne nel vano scale. Avevano valutato insieme che forse non era il luogo adatto. Arianno viveva in un appartamento di 85 metri quadri e gli restavano solo 76 anni di mutuo da pagare. Non aveva avuto soldi per ristrutturarlo, quindi l’impianto elettrico non era a norma e spesso lanciava scariche improvvise e così se n’era andata la mamma di Arianno. L’impianto di riscaldamento non veniva revisionato da anni e spesso andava in blocco, portando la casa a temperature di 80-90 gradi, e così se n’era andato il padre di Arianno. I muri erano abbastanza friabili, a volte le pareti si scrostavano o cadevano pezzi di soffitto, e così se n’era andata la sorella di Arianno. Lo avevano lasciato solo a gestire quella casa e l’idea di abitarla con Ettora lo metteva di buonumore. Fecero finalmente dei lavori di ristrutturazione e la casa sembrava perfetta.
La prima settimana di convivenza andò bene, nessun morto.
Poi Ettora disse che la madre, di passaggio, si sarebbe fermata qualche giorno. Nessun problema per Arianno, che fece una veloce ispezione dell’impianto elettrico.
La vita con la madre di Ettora era un po’ meno intima, la madre si intrometteva spesso nei loro discorsi, cucinava sempre quello che voleva lei e una notte di temporale aveva chiesto di dormire con loro nel lettone perché aveva paura a stare da sola. Dalla seconda settimana la sua presenza lì sembrò normale a tutti tranne che a Arianno, che aspettava con impazienza la sua ripartenza. Ma la settimana dopo ancora, il padre di Ettora, di passaggio per un evento di lavoro, si fermò a dormire a casa loro. Visto che c’era anche la moglie decise di fermarsi qualche giorno in più, per poi andarsene insieme. Il padre sedeva sempre a capotavola, pretendeva di mangiare a orari precisi, fumava e andava a dormire alle 19, imponendo il silenzio in casa. Dalla settimana successiva la presenza dei genitori di Ettora era ormai quotidianità, anche se Arianno chiedeva spesso ad Ettora – sottovoce se dopo le 19 -, quando se ne sarebbero andati.
Una sera Ettora andò a cena con due sue amiche, si divertì molto, fecero molto tardi, così le amiche si fermarono a dormire da loro. I due avevano già ceduto il letto matrimoniale ai genitori di lei, per questioni di rispetto, così cedettero il letto degli ospiti alle ragazze e dormirono sul divano-letto in salotto. Di notte lui cercò di protestare ma fu subito zittito dal padre di lei, che non tollerava rumori a quell’ora.
Inutile dire che dal giorno dopo anche le due amiche avevano preso residenza da loro, come se fosse la cosa più normale del mondo. In realtà non disturbavano molto, perché passavano tutto il giorno davanti al televisore. Ma comunque a Arianno non sembrava opportuno. Per una decina di giorni le cose andarono avanti così, con i sei inquilini che facevano percepire l’inadeguatezza dell’unico bagno. Poi si presentò un prete con il chierichetto per benedire la casa in vista delle feste. Ettora li invitò a entrare, a bere qualcosa, si fermarono per cena e poi rimasero a dormire. Condivisero il letto con i genitori di Ettora, che erano molto cristiani. Dal giorno dopo erano inquilini regolari della casa e alle 7 il prete aveva deciso quotidianamente di celebrare una piccola messa in soggiorno, quindi Arianno e Ettora dovevano svegliarsi un po’ prima. Tutto sommato un bene per lo spirito, ma non per Arianno, che si svegliava sempre con la speranza che qualcuno uscisse di casa per non tornare più. Intanto avevano comprato un tagliacode per corrispondenza, di quelli da banco alimentari, e lo avevano installato davanti al bagno per evitare tafferugli.
Quando andarono a trovarli anche il fratello e la sorella di Ettora, che si erano sentiti troppo soli, senza i genitori, Arianno capì che la situazione stava sfuggendo al controllo, dal punto di vista emotivo e abitativo. Si chiuse nel ripostiglio con Ettora per parlarne e la discussione raggiunse toni abbastanza elevati, diventò un litigio abbastanza furioso.
I genitori all’esterno si preoccuparono da tutte quelle grida e così chiamarono la polizia. Incredibilmente, dopo aver cambiato gli animi, anche i tre agenti semplici e il maresciallo aggiunto trovarono particolarmente confortevole la casa e decisero di fermarsi, dormendo a terra. Il giorno dopo iniziarono a svolgere indagini domestiche su tutti i presenti subito dopo la messa del mattino. Arianno li guardava sconvolto, tutti si comportavano come se niente fosse. In quattordici a casa lo spazio cominciava a mancare. Questo era abbastanza evidente per tutti, così quando sette operai venuti per fare dei lavori del palazzo si trasferirono lì, fu deciso di scavare delle stanze sotterranee per accogliere i nuovi ospiti. Il progetto iniziale prevedeva quattro stanze e un bagno, ma poi Ettora diede ospitalità anche a un pastore che si trovava a passare di lì per questioni di transumanza con le sue trenta pecorelle. Le prime a vivere sottoterra furono proprio le pecore, che trovarono comodi i giacigli improvvisati. Il cibo cominciava a scarseggiare, così nella stanza delle pecorelle, molto più grande delle altre, fu seminato un bel praticello da brucare, e in una stanza accanto un orticello per avere un po’ più di risorse, da abbinare eventualmente alla carne delle pecore. Ma purtroppo l’ambiente buio non permetteva a piante e ortaggi di crescere. Così Ettora decise di invitare il Sole a casa loro, ma quando entrò in casa era talmente caldo e luminoso che uccise tutti. Il Sole trovò molto comodo l’appartamento e così decise di riposarsi lì per qualche ora al giorno, lasciando il suo posto nel cielo. E così nacque la notte.
Ivan Talarico
Scritto per Evento Sgurz e letto il 4 dicembre 2024 nel corso dello stesso evento