Re Fuso nacque per sbaglio. Figlio di un Carattere Mobile e un’Errata Corrige, tra una pagina e l’altra si trovò a regnare su parole e segni d’interpunzione. Essendo fuso la corona gli scivolava sulla testa, coprendogli la vista. Le sue gambe erano molli e le forze lo abbandonavano spesso, diventavano “forse” e lo rendevano incerto. L’unica cosa che sapeva fare era unire le parole – in quanto sudditi – tra loro, per farle giocare e divertire.
I suoi pari, Erro Re, Re Torica e Re Visione, non lo vedevano di buon occhio: “Non fai ridere, Re Fuso”. Ma lui non voleva fare ridere, voleva solo approfittare delle parole che si aprono a essere fraintese e interpretate per costruire nuovi regni, nuovi mondi.
Conobbe Logica, la trovò bella, s’innamorò di lei e un giorno le disse “Ti amo”. Ma un punto interrogativo, venuto per chiedere udienza, lo rese “Ti amo?” e lei lo lasciò per Dubbio.
La famiglia lo convinse presto a nuove nozze con Fanta, la giovane figlia del fante.
“E Fanta sia” disse, accettando senza troppa convinzione. Ma lei morì presto di inconsistenza e lui decise di non sposarsi più, per non commettere altri errori.
Gli altri Re, vedendolo tristo e solo, lo detronizzarono, rendendolo Fuso.
Ma un errore di stampa mozzò la fine al suo nome e così Fu.
Ivan Talarico
Pubblicato in Ogni giorno di felicità è una poesia che muore, Gorilla Sapiens Edizioni 2014