Un bacio
senza comandamento,
un bacio
tra collo e mento.
Un bacio
di scapicollo,
bacio di fossa
tra carne e ossa.
Un bacio,
che poi è labbra,
che poi è lebbra,
che poi è ebbra
dolce ignoranza
del senso buono.
Bacio che è tuono,
bacio che è fiato.
Bacio ch’è suono,
bacio non dato.
(Che poi bacio vuol dir tempesta,
non è detto che sia festa.
Può esser mucillagine, può essere incanto.
Come le labbra lascian lascìvia
gli occhi lucidi poi vanno via,
lasciando il pianto)
Ivan Talarico
Pubblicata in Ogni giorno di felicità è una poesia che muore, Gorilla Sapiens Edizioni 2014